Stabiliti quindi i criteri di assegnazione del premio, che può essere previsto anche in misura differenziata tra le varie categorie di dipendenti, una volta che l’azienda consegue uno o più obiettivi previsti nel piano di crescita verrà applicata l’imposta sostitutiva del 10% sui premi di produzione fino ad euro 3.000 che possono arrivare ad euro 4.000 nel caso in cui vi sia il coinvolgimento paritetico dei lavoratori nell’organizzazione aziendale. I beneficiari del bonus premio di produttività sono tutti i lavoratori del settore privato che percepiscono uno stipendio annuo lordo fino ad un massimo di euro 80.000.
Fin qui è stato descritto sinteticamente come opera il regime di detassazione dei premi di produttività se corrisposti in denaro. Tuttavia, come previsto dai vari interventi legislativi, il dipendente ha la facoltà di trasformare il premio di risultato in beni e servizi di welfare aziendale ottenendo in questo modo la detassazione totale del premio.
 
L’elenco dei beni e servizi per i quali è contemplato questo ulteriore bonus fiscale è presentato dal comma 4 dell’art. 51 del TUIR e include: le spese per l’alloggio, per l’auto, per i finanziamenti a tasso agevolato, per i servizi di trasporto, per l’acquisto di azioni dell’azienda, per la previdenza complementare e l’assistenza sanitaria integrativa.
Il welfare aziendale in pratica è l’insieme di tutte quelle opzioni dipendenti dalla contrattazione collettiva o da scelte volontarie delle aziende volte a favorire il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie.
È quindi un’importante opportunità sia per il lavoratore, che in questo modo riesce ad avere accesso a beni e servizi ad un costo più contenuto perché oggetto di trattativa più ampia da parte dell’azienda di appartenenza (si pensi ad esempio al rimborso delle spese mediche), sia per l’azienda che insieme al lavoratore beneficia di un forte abbattimento del cuneo fiscale.
Infatti, se il lavoratore dovesse decidere di convertire il premio in denaro nel versamento dello stesso in un fondo di previdenza complementare, l’importo del bonus sarebbe completamente detassato a livello contributivo sia per lui che per l’azienda.
Un’alternativa molto diffusa nelle aziende che hanno previsto piani di welfare aziendale è quella di stipulare forme collettive di polizze sanitarie che, a seconda del prodotto, prevedono il rimborso delle spese per prestazioni sanitarie, odontoiatriche e visite specialistiche presso strutture convenzionate.
Questa misura di welfare aziendale è particolarmente gradita dai dipendenti che
diversamente sarebbero costretti a sostenere queste spese straordinarie a meno che non decidessero di tutelare il proprio patrimonio con una polizza sanitaria stipulata individualmente con una compagnia assicurativa.
Infine, con la Legge di Stabilità del 2018, il legislatore continua a sostenere le imprese che vogliono introdurre beni e servizi di welfare come strumenti a sostegno della retribuzione, prevedendo ulteriori benefit aziendali. La condizione essenziale è che questi siano ammessi per tutti i dipendenti dell’azienda o al massimo distinti per categorie omogenee.
 
I benefit in questione vanno dall’acquisto di abbonamenti per il trasporto pubblico fino alla stipula da parte dell’azienda, a favore dei dipendenti, di importanti coperture assicurative quali la Long Term Care e la Dread Desease.
La prima prevede l’erogazione di una somma di una rendita di denaro per stati di improvvisa non autosufficienza del dipendente che richiedono generalmente un’assistenza infermieristica continua.
Si pensi ad esempio agli incidenti sul lavoro che possono provocare un grave stato di non autosufficienza del lavoratore che non solo non potrà più lavorare, ma apporterà un maggior costo a carico della famiglia. La seconda tipologia di polizza garantisce il rimborso delle spese mediche e di degenza occorrenti per curare malattie gravi.
 
In conclusione, sono sempre di più le aziende in Italia che hanno colto le opportunità offerte dal welfare aziendale. Opportunità che non si limitano solo ad un beneficio fiscale dovuto all’abbattimento parziale o totale del cuneo fiscale, ma che si traducono anche in un evidente miglioramento del clima lavorativo aziendale che porta ad un maggior senso di appartenenza del lavoratore all’azienda, e in una valorizzazione della reputazione della stessa nel mercato di riferimento.